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Possiamo visitare Roma in un modo che ci aiuta a oltrepassare leggende urbane e questioni minori di mera curiosità, per approfondire le domande fondamentali che potrebbero aiutarci a capire meglio la civiltà occidentale e la condizione umana nel suo complesso? Vediamo!
Show Notes
Nel precedente episodio, abbiamo parlato dell’importanza del diciassette marzo per la creazione dell’Italia moderna. Oggi tornerò al tema dello lo scopo e del carattere del podcast più in generale.
Credo che il modo più importante per prepararsi per Roma sia quello di iniziare a conoscere i contorni principali della sua lunga storia e, soprattutto, i modi in cui è cambiata nella sua arte, architettura e atteggiamenti verso la religione, la moralità, e la politica. A parte il piacere di farlo, l’obiettivo di tutta questa serie è quello di mostrare l’importanza di questi cambiamenti, che promettono di sollevare, anche se non di risolvere, le domande più grandi sulla storia della civiltà occidentale più in generale. Questo approccio aggiunge una dimensione profonda e inconsueta a una visita a Roma.
È improbabile che un difensore dei programmi di studio all’estero, come me, minimizzi la idea che bisogna andare a Roma per farsi incantare dalla città, ma concordo con un punto stabilito in una breve ma brillante poesia di Emily Dickinson che si fanno i viaggi più profondi attraverso i libri e l’imaginazione. Shakespeare viaggiò in questo modo, dal momento che riuscì a catturare l’essenza di Roma antica in tre grandi tragedie, senza aver camminato per le sue strade o aver goduto uno spritz in una delle sue bellissime piazze. Per questo genio, un viaggio attraverso le pagine di Plutarco fu sufficiente per comprendere i momenti chiave nella storia della città antica. La lezione ovvia per noi è che non dobbiamo permettere che i piaceri facili del viaggiare diminuiscano la possibilità di usare le nostre menti mentre visitiamo Roma e altri siti di gran importanza per la storia umana.
Non ci sono sorprese in molti dei argomenti che affronteremo negli episodi successivi: parleremo della storia, della storia dell’arte, della politica, della teologia e anche dei materiali da costruzione come travertino, mattoni e cemento.
Ma per salire a questioni di maggior controversia, sulle quali anche noi non siamo sempre d’accordo, cercherò di individuare i momenti di maggiore crisi a Roma, quando le opinioni erano fortemente polarizzate e i Romani si trovavano di fronte a un bivio decisivo per il loro futuro.
Tra numerosi conflitti nel passato, due spiccano, e quindi dividono Roma in tre periodi o, meglio, in tre città diverse. Così danno un ordine al caos della Città Eterna. La prima crisi fu la sfida cristiana alla Roma pagana; la seconda fu la sfida moderna alla Roma papale. Almeno per cominciare, le etichette usate da Giuseppe Mazzini funzionano abbastanza bene. Queste sono “La Roma dei Cesari,” “La Roma dei Papi,” e “La Roma del Popolo.” Il mio obiettivo principale non è solo quello di introdurre l’arte, l’architettura, e i monumenti della città ma anche di catturare le opposte visioni del mondo proprie di ciascuna delle tre Roma.
Ho dato inizio con particolare attenzione alla Roma moderna, visto che noi turisti generalmente la trascurano. È per enfatizzare la nascita di Roma moderna che ho iniziato la versione inglese di questo podcast il 20 settembre, il giorno in cui le truppe dell’Italia moderna hanno creato un varco nelle antiche mura di Roma nel 1870 prendendo il potere politico dai papi, che lo avevano esercitato per oltre un millennio.
La musica con cui inizia e finisce il mio podcast è tratta dal coro degli schiavi ebrei nel Nabucco di Giuseppe Verdi, un’espressione indiretta usata da Verdi per riflettersi sul popolo italiano oppresso che aspirava alla libertà. Gli italiani hanno agito in un movimento duraturo e noto come il Risorgimento, il quale diede inizio al processo di unificazione dell’Italia nel 1860 e completò la sua conquista su Roma un decennio dopo. Era un argomento trattato nel podcast precedente.
Giacomo Puccini compose un altro omaggio operistico al Risorgimento nella sua Tosca, ma rimanderemo la considerazione di esso a favore di una buona occhiata a un’introduzione tangibile al conflitto tra Roma moderna e Roma papale. Mi riferisco alla statua di Giordano Bruno nella suggestiva piazza di Campo de’ Fiori, che sarà oggetto del nostro prossimo episodio.
Concludo con un promemoria che ho un sito web che supporta i podcast con ulteriori discussioni, immagini, diagrammi, mappe, linee temporali e altre risorse di questo tipo. Potete trovarlo a www.getreadyforrome.com.
Sarebbe un piacere risentirci nei prossimi episodi.
In parte per aiutarci a riflettere sui tipi di conflitti che Roma ha vissuto, propongo una sorta di caccia al tesoro in cui tutti noi visitatori teniamo gli occhi ben aperti alla ricerca di segni visibili dei conflitti del passato e attuali. Ecco alcuni esempi che potrebbero stimolare la nostra ricerca dei diversi disaccordi di Roma:
Un primo gruppo include le mura e le fortificazioni: Non si costruiscono mura se non c’è una mancanza di sicurezza. Gli esempi a Roma includono le seguenti:
- Le Mura di Aureliano e le loro porte fortificate, come a Porta San Paolo e Porta San Sebastiano
- Le Mura Vaticane
- Castel Sant’Angelo e le sue mura
- Il corridoio protetto che va dal palazzo papale a Castel Sant’Angelo
- Almeno dieci esempi accativanti di torre fortificate, come la Torre delle Milizie.
Una seconda categoria d’evidenza visuale di conflitto è la rappresentazione della violenza nell’arte. Le quattro grandi statue di Bernini nella Galleria Borghese sono tutte basate su conflitti umani. Enea cerca disperatamente di fuggire dalla sua patria in fiamme, Troia, che fu distrutta dai Greci. In un altro caso, Davide sta per scagliare una grande pietra nella fronte di Golia. In altri esempi, Plutone e Apollo sono entrambi rappresentati mentre tentano un rapimento sessuale.
Sempre nella Galleria Borghese: Caravaggio ci mostra la testa mozzata di Golia.
Nella famosa scultura di Canova, la sorella minore di Napoleone, Paolina, è rappresentata nuda, composta e in pace, ma l’indifesa donna tiene nella sua mano la famosa mela d’oro di discordia e si spaccia per Venere la Conquistatrice. Venere vede la sua bellezza come un’arma di guerra, e capisce bene che l’amore erotico può portarci alla battaglia. Ci ricordiamo che questa mela fu una delle cause della guerra di Troia, che alla fine fece fuggire Enea da Troia con il figlio, il padre, e le sue divinità tutelari.
C’è anche evidenza di conflitti più recenti. Ecco quattro esempi: le pietre d’inciampo sui marciapiedi di Roma, le quali ricordano gli ebrei che sono stati deportati nei campi di sterminio nazisti e sono collocati di fronte agli appartamenti in cui vivevano.
I segni dei proiettili che rimangono visibili sugli edifici di Via Rasella furono fatti dai nazisti con mitragliatrici in risposta a un attacco in cui i partigiani uccisero 33 soldati tedeschi.
Un sito collegato è quello delle Fosse Ardeatine, dove i nazisti massacrarono 335 civili romani come rappresaglia per l’attacco a via Rasella. Uccisero dieci romani per ogni soldato tedesco perso.
Per un collegamento americano, visitate il cimitero di Nettuno, un facile viaggio in treno da Roma, dove sono sepolti i soldati americani caduti della prima fase della campagna italiana della Seconda guerra mondiale. Un po’ più lontano, ma ancora a portata di una gita giornaliera da Roma, è il sito dell’Abbazia di Monte Cassino, distrutto dai bombardieri americani il 15 febbraio 1944 in un tentativo fallito di rompere la linea tedesca Gustav. (Da allora l’abbazia è stata ricostruita.)
Ci tengo a sottolineare l’evidenza della violenza attraverso le età di Roma non per incolpare la città ma per diminuire la nostra tendenza a dimenticare questo lato oscuro della condizione umana, forse in particolare mentre stiamo gustando un bel gelato per le strade di Roma. Non dico che la guerra è la condizione naturale per la nostra specie ma se si visita Roma con gli occhi ben aperti, dà un’opportunità di riflettere sulle varie cause dei litigi che hanno complicato la condizione umana e che continuano a farlo. Non abbiamo ancora raggiunto una condizione di accordo universale su questioni fondamentali, né nel mondo in generale né in Occidente, e quindi ci troviamo ancora di fronte a numerosi disaccordi.