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Come la statua di Giordano Bruno sfida la Chiesa, esprime idee moderne, e dichiara la fine dell’età di fede.

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Il nostro episodio introduttivo ha suggerito che un buon modo per organizzare un approccio a Roma è tenere a mente le controversie che hanno scosso la città. Ce ne sono state molte, naturalmente, ma due spiccano sulle altre.

La prima di queste accadde soprattutto nel IV secolo, quando Roma passò dall’essere un imper’o pagano che perseguitava i cristiani a un impero cristiano che proibiva il paganesimo e, per fare un riferimento agli eventi dei nostri giorni, distrusse molte delle sue statue. Questa profonda metamorfosi fu resa ancor più tumultuosa da un evento quasi simultan’eo della massima importanza: la città di Roma cessò di essere la capitale dell’Imper’o, divenne vulnerabile agli attacchi stranieri, e cominciò rapidamente a perdere la sua ricchezza e gran parte della sua popolazione. Per dirla semplicemente, Roma cadde, e di lì a poco cominciò quello che chiamiamo il Medioevo.

Il secondo periodo di tumulto politico e intellettuale di Roma si verificò nel XIX secolo, quando la Chiesa cattolica perse il potere politico che aveva esercitato per 1500 anni, e Roma divenne la capitale di un nuovo stato nazionale, l’Italia. In questo caso, la ricchezza e la popolazione di Roma aumentarono drammaticamente e la città moderna che visitiamo oggi cominciò a prendere forma.

Il movimento che ha portato a questa seconda metamorfosi si chiama Risorgimento, che significa “rivolta” o anche “risurrezione.” In parole povere, il Risorgimento è la versione italiana delle rivoluzioni francese e americana, anche se è venuto sette o otto decenni dopo. A differenza della Francia, che è esistita come una monarchia unita per secoli prima della sua rivoluzione, l’Italia non era stata politicamente unificata dalla caduta di Roma antica e ha dovuto anche scacciare l’Austria dalla penisola.

Poiché la maggior parte dei visitatori di Roma arrivano pensando alla Roma Cristiana o all’ Roma antica, per non parlare delle deliziose cene che potranno gustare, vorrei iniziare con la Roma moderna e presentare alcune prove che Roma ha cambiato in modo così radicale come sto sostenendo. Lo farò soprattutto, almeno all’inizio, con l’aiuto di una statua, che si trova facilmente al centro di una delle piazze più piacevoli di Roma, il colorato Campo de’ Fiori.

Sicuramente alcuni turisti notano anche che c’è una statua al centro della piazza. Le guide identificano lo scultore, la data e il soggetto della statua, un certo Giordano Bruno. La Chiesa cattolica romana condannò Bruno per eresia e poi lo consegnò alle autorità civili, che lo bruciarono sul rogo nel 1600. Perché onorare Bruno con una statua, e perché era la statua eretta solo nel 1889, dopo un’attesa di quasi 300 anni dalla sua morte?

L’inizio di una risposta è semplice. L’Italia era cambiata in questi tre secoli, e anche Roma era cambiata.  La rivoluzione voluta da molti era avvenuta, e lo Stato moderno, indipendente, e unito nacque il 17 marzo del 1861. Crebbe con l’annessione di Venezia nel 1866.

Nonostante questi avvenimenti drammatici, Roma rimase sotto il controllo del papato, circondata dalla nuova Italia. Questa anomalia finì il 20 settembre 1870, quando l’esercito italiano aprì una breccia nelle antiche mura di Roma e prese il potere politico dai pap’i. Ora l’Italia includeva Roma e poteva spostare la sua capitale da Firenze alla sua agognata posizione nella Città Eterna. Le truppe italiane vittoriose non giustiziarono gli sconfitti ne saccheggiarono la città, ma res’ero il papa politicamente impotente, e confiscarono molti conventi, chiese, e altre proprietà dalla Chiesa. I monaci e le monache furono spesso cacciati, e all’improvviso dovettero cavarsela da soli. Papa Pio IX e i suoi quattro successori si rifiutarono di riconoscere il nuovo stato che aveva preso il loro potere, e, dichiarandosi prigionieri, rimasero rintanati in Vaticano per sessant’anni.

Questa rivoluzione nel governo di Roma e dell’Italia si accompagnò a nuove idee della giustizia e della moralità. I vincitori—pur non invadendo il Vaticano per rovesciare le statue dei Santi e dei Papi e pur non chiudendo tutte le chiese—eressero nuovi monumenti per evidenziare le loro nuove idee di libertà individuale, di importanza della nazione e di unità del popolo italiano. Il Vittoriano, che domina Piazza Venezia e il Campidoglio, è solo il più vistoso fra tanti monumenti nuovi. Meno grande ma più radicale e aggressivo è la statua di Giordano Bruno, la quale simboleggia un’accusa contro il papato per la violenza brutale e cerca di commemorare o creare un mar’tire antipapale. Alto sul suo piedistallo, Bruno guarda verso il Vaticano e sembra dire: “Mi avete imbavagliato e bruciato sul rogo perché ho osato pensare; ma chi è il vero colpevole? Ora sono commemorato con questa statua, mentre le vostre idee hanno perso la loro presa e si è affermata la libertà di pensiero. I vostri dogmi ora devono competere con la scienza e altri frutti del progresso che non saranno soffocati da un’inquisizione, concepita per mettere a tacere uomini inconvenienti come me!”

Agli occhi della nuova Roma—a questo punto la capitale di uno stato moderna, liberale e democratica—Bruno non è stato vittima di un atto isolato di un solo pa’pa crudele: nella nuova visione, il crimine o l’errore era profondamente radicato nell’incomprensione dell’etica, della politica e della libertà umana da lungo tempo prevalente nella Chiesa. Per lanciare questo ampio atto d’accusa, la statua mostra ritratti etichettati di altri otto uomini che hanno sofferto per mano di autorità religiose. (Ce ne sono nove, in realtà. Complimenti a chi nota il piccolo ritratto di Martin Lutero sotto il mento di uno degli otto ritratti più grandi.) In uno degli otto casi, le autorità erano protestanti; quindi, la statua non limita il suo attacco all’Inquisizione cattolica. I governi cattolici non erano soli nell’uso della violenza perché i loro sudditi pensassero in maniera approvata dalle autorità.

Cioè, la statua dichiara che Bruno ha anticipato una nuova era di libero pensiero e che quest’era è giunta. Ciò identifica la statua come il lancio di un ampio attacco contro un vecchio modo di vedere il mondo. Il vecchio modo richiedeva l’adozione di opinioni corrette e l’ortodossia religiosa; il nuovo, invece, celebra la libertà individuale e il libero pensiero, ovunque esso possa condurre, forse soprattutto se rifiuta la vecchia ortodossia religiosa.

I nuovi patrioti pensavano che l’intero regi’me cattolico fosse sbagliato, così lo rovesciarono in favore di un governo che fosse amico della libertà individuale e dedicato ai di-rit’ti degli individui. La Chiesa non avrebbe avuto più un ruolo speciale nell’educazione, nel di-rit’to matrimoniale o nella vita politica in generale. Se fosse riuscita a sopravvivere nel nuovo ordine, almeno non avrebbe ricevuto un trattamento favorevole da parte dello stato. Al contrario! La statua di Bruno ha segnato la sconfitta dell’età della fede e il trionfo dell’età del libero pensiero. Rimane da considerare se questa sconfitta sia stata totale o sarà di lunga durata.

Tutti conoscono di un caso simile a quello di Bruno, avvenuto appena 33 anni dopo la sua morte, quando Galileo fu processato nella stessa città dalle stesse autorità, e anche dal più importante dei giudici, il cardinale Roberto Bellarmino. 255 anni dopo del suo processo, ma già due anni prima di quando la statua di Bruno fu eretta, la nuova Roma antipapale utilizzò una mezza colonna di marmo per richiamare l’attenzione sui maltrattamenti di Galileo ancora più che sulla sua genialità. L’iscrizione recita: “Il vicino Palazzo Medi ce’o era la prigione di Galileo Galilei, colpevole di aver visto la terra ruotare attorno al Sole”, dimostrando che anche i monumenti possono usare il sarcasmo.

La semicolonna dedicata a Galileo è molto meno imponente della statua dedicata a Bruno. (È anche più difficile da trovare: però vi do un suggerimento: si trova sulla strada che sale da Piazza di Spagna verso la collina del Pincio, e chi riesce a trovarla si merita un piccolo premio.) Il motivo per cui il monumento di Galileo non è così importante è che il grande scienziato ha evitato la fine ardente di Bruno. Galileo ha detto sotto minaccia di morte di non credere a ciò in cui realmente credeva, così Bruno è diventato il mar’tire più memorabile e quindi si è guadagnato la sua grande statua. Il punto principale di entrambi i monumenti era quello di mettere in imbarazzo il papato e indebolire la sua influenza. Torneremo sul caso Galileo in un secondo tempo, quando visiteremo la chiesa di Santa Maria Sopra Minerva, dove fu condotto il suo processo.

Secondo la Nuova Roma, Bruno era un intelletto istruito e indagatore, un ritratto perfetto dei liberi pensatori. Scrisse più di venti libri, mostrò un’ampia erudizione ed era incline alla visione copernicana dell’universo. È stato intelligente, arguto, e innovativo, ed è per questo che è stato invitato a insegnare in Francia, Inghilterra, Praga, Venezia e altrove. Perché dovrebbe importare che non fosse d’accordo con la Chiesa su diversi punti arcani? La nuova visione non nega che era un eretico; sostiene che l’eresia non importa. Afferma che la società ha bisogno di pensiero davvero liberato, non dell’ortodossia.

Quest’introduzione è sufficiente per oggi, ma dovremo tornare nel prossimo episodio per andare un po’ più in profondità sulla guerra di idee tra il liberalismo moderno che onorava Bruno e la vecchia ortodossia avanzata dalla Chiesa.

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