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Oggi è 17 marzo, l’anniversario della proclamazione della nascita dell’Italia moderna. Mi pare strano che questo giorno non venga celebrato in Italia con molto entusiasmo e dunque invito i miei ascoltatori a pensare un attimo sul suo significato.

Show Notes

Ciao a tutti, e benvenuti a Get Ready for Rome Italiano, un podcast che promuove il viaggiare riflessivo e porta ordine al caos della Città Eterna.

Questo è soltanto il secondo episodio di questo nuovo podcast su Roma, e voglio ricordarti che il sito web associato a questo podcast è www punto getreadyforRome punto com e che ospita più di 100 puntate su Roma in inglese. Anche se stai iniziando a imparare l’inglese solo ora, potrebbero aiutarti a comprendere meglio la lingua. Posso assicurarti che i meravigliosi podcast di Alessandro Barbero—e anche quelli di Marco Cappelli, Davide Gemello, e altri—mi stanno aiutando a migliorare il mio italiano.

Mi scuso in anticipo per il mio accento scadente e le pronunce sbagliate. Spero di ridurre la mia goffaggine con l’italiano dal duro lavoro che mi serve per preparare un episodio. Alcuni amici italiani mi hanno incoraggiato in questo tentativo, ma mi chiedo se lo abbiano fatto per il divertimento di ascoltare i miei errori.

Oggi è il 17 marzo, un anniversario importante per l’Italia, anche se gli italiani non sembrano celebrarlo con grande pompa. Penso che sia importante sapere il significato di questa data anche per capire i monumenti di Roma, perché c’è un sorprendentemente alto numero di questi che sono moderni, come il Vittoriano e la statua di Garibaldi sul Giani’colo.

Il 17 ricorda l’unificazione dell’Italia che è stata proclamata in 1861 dopo anni di scontri e lotte politiche. Prima dell’unificazione, l’Italia esisteva geograficamente ma non c’era uno stato italiano: l’Italia era divisa in sette diversi stati sovrani, e la maggior parte di questi erano sotto l’influenza o anche il dominio dell’Austria. Il movimento che ha portato l’unità all’Italia si chiama il Risorgimento, e il suo obiettivo primario era di eliminare l’influenza e il dominio austri’aco dalla penisola italiana. Ma al di là dell’obiettivo di liberare l’Italia dal controllo straniero, c’erano ancora due obbiettivi o speranze: unire la penisola, o sotto un solo governo o in una confederazione, e adottare le idee moderne sulla giustizia e sulla libertà che per decenni arrivavano dall’estero, soprattutto dalla Francia.

Il 17 marzo è dunque un anniversario importante per l’Italia: ricorda la nascita dello stato italiano e il suo successo nel diventare più indipendente, più unito, e più moderno.

Per capire meglio questa trasformazione, ci ricordiamo che le nuove idee provenienti dalla Francia erano difese bene dai grandi pensatori dell’Illuminismo, come Voltaire, Rousseau, e Diderot, ma furono portati a Roma anche sui punti delle spade dei soldati di Napoleone Bonaparte. Napoleone invase l’Italia due volte, e incorporò il Nord-Est Italia fino a Roma nell’Impero francese e, inoltre, creò il Regno dell’Italia che includeva Milano, Venezia, e gran parte dell’Italia del Nord. Mostrò dunque la inaspettata possibilità di unire le diverse parti dell’Italia, e ha anche lasciato molti italiani bramando la liberté, l’égalité, e la fraternité della Rivoluzione Francese.

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La lotta più intensa del Risorgimento durò circa due decenni, dal 1848 al 1870. Ecco un breve elenco di eventi decisivi:

  • la Prima Guerra d’Indipendenza, un tentativo fallito di cacciare l’Austria dal nord Italia.
  • Un’occupazione di Roma durante la Repubblica Romana, che fu poi rapidamente rovesciata.
  • L’ottenimento dell‘aiuto della Francia per cacciare l’Austria dal nord Italia nella parzialmente riuscita Seconda Guerra d’Indipendenza.
  • La “Spedizione dei Mille”, che catturò la Sicilia e conquistò tutta l’Italia meridionale, precedentemente sotto il governo borbonico con capitale a Napoli.
  • La Dichiarazione del Parlamento di Sardegna-Piemonte, il 17 marzo 1861, che proclamava l’Italia uno stato sovrano.
  • L’acquisizione italiana di Venezia e dintorni, grazie soprattutto all’aiuto della Prussia nella Terza Guerra d’Indipendenza contro l’Austria.
  • La presa di Roma dal Papato il 20 settembre 1870.

La lotta iniziò con un fallimento. La parte più indipendente e potente dell’Italia, che univa la Sardegna e il Piemonte, cercò di cacciare l’Austria da Milano e dalla Lombardia. Fallì e il re abdicò. Poi, a Roma, una folla scacciò il Pápa, prese il controllo della città e si organizzò nella Repubblica Romana, con ruoli chiave per Mazzini e Garibaldi. Anche questo tentativo fallì quando le truppe francesi intervennero, rovesciarono la Repubblica e riportarono il Pápa al potere. Entrambi questi sforzi sono ricordati nei monumenti di Roma, come spiegheranno vari episodi del mio podcast.

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I successi arrivarono un decennio dopo, specialmente nel 1859-60. Dapprima, con l’aiuto della Francia e grazie alle manovre diplomatiche di Camillo Benso, conte di Cavour, il Piemonte sottrasse la Lombardia dall’Austria e poi annesse la Toscana, Parma e Mo’dena. Guarderò questi eventi più da vicino quando parleremo della statua e della piazza che onorano Cavour a Roma.

Poi, grazie soprattutto all’iniziativa, alla persistenza e all’instancabile guida di Giuseppe Garibaldi, il Piemonte ottenne la Sicilia e tutta l’Italia meridionale dalla dinastia dei Borboni. All’occhio dell’opinione pubblica, la “marcia trionfale dei Mille” di Garibaldi era ancora più notevole dell’abilità diplomatica di Cavour, e catturò non solo tutto il Sud dell’Italia ma anche l’immaginazione del mondo liberale in Occidente. Il successo spettacolare di Garibaldi gli ha anche vinto un’offerta di lavoro da Abraham Lincoln, che stava cercando generali che potrebbero aiutarlo a vincere la guerra civile negli Stati Uniti. Garibaldi è onorato a Roma da una grande statua sul Gianicolo e nella denominazione di un ponte, una piazza, e una strada. Ci sono così tanti ricordi di Garibaldi sul Gianicolo che sono sorpreso che Roma non abbia fatto il passo di cambiare il nome della collina in “Monte Garibaldi.”  È vero che non c’è una fermata della metropolitana a Roma che porta il suo nome, ma ne ha una a Parigi, perché, sorprendentemente, ha finito per combattere per conto della Francia nella guerra franco-prussiana.

Dopo che Cavour e Garibaldi avevano aiutato il Piemonte a crescere con nuovi territori sia nel nord che nel sud della penisola, il Parlamento del Piemonte dichiarò, in effetti, che la Piemonte allargata era adesso l’Italia e che il re del Piemonte era il re dell’Italia. Questo Re era Vittorio Emanuele II, ed è l’uomo onorato dall’enorme statua equestre sulla cosiddetta “Torta nuziale” che domina Piazza Venezia. L’Italia crebbe ulteriormente nel 1866 quando la Prussia costrinse l’Austria a lasciare Venezia e i suoi dintorni. Infine, la nuova Italia prese Roma dal Papato. Delle parti anteriori dell’Italia, solo il Piemonte non ha perso la sua sovranità: è stata la parte dell’Italia che è diventato il tutto. Almeno così sembra, dal momento che le leggi del Piemonte si estendevano sulla penisola, e molti nuovi posti di governo erano occupati da uomini provenienti da questa parte del nord Italia.

Un ulteriore indizio che l’Italia era all’inizio un Piemonte allargato si presenta in nome del primo re dell’Italia unita, Vittorio Emanuele II. Continuando a chiamarsi Vittorio Emanuele il secondo, non il primo, sembrava annunciare che la sua posizione non era cambiata e che l’Italia era un Piemonte espanso, non un paese completamente nuovo. Se sia più corretto dire che una nuova nazione fu nata o che una nazione più anziana divenne più grande rimane una questione controversa, soprattutto tra alcuni italiani del sud che sostengono di essere stati conquistati e quindi non di essere partner a pieno titolo nella nuova Italia. Voglio soltanto introdurre la questione; non posso sperare di risolverla qui.

Per quanto importanti fossero l’indipendenza e l’unificazione per il Risorgimento, non era meno importante liberalizzare e modernizzare l’Italia che si stava riunendo. A parte il Piemonte, l’Italia era stata governata da governanti la cui autorità non era limitata da alcuna costituzione o proclamazione della libertà degli individui, e la Chiesa cattolica aveva una posizione privilegiata in tutta la penisola. Essenzialmente tutti erano cattolici, e i governanti di tutta Europa, almeno fino alla Riforma protestante, accettarono la Chiesa come partner con lo Stato nel fornire istruzione e nell’incoraggiare la condotta morale (il che non vuol dire che questa partnership fosse libera da rivalità). Il Risorgimento ha cambiato questo in Italia. La nuova Italia prese Roma e lo Stato Pontificio dal Pápa, e spinse  la Chiesa fuori dalla politica dell’intera penisola. Questi e i relativi cambiamenti rappresentarono un trionfo per i dritti degli individui e la fine in Italia del vecchio ordine dell’Occidente.

Anche se il Risorgimento avanzò in parte a causa della diffusione delle idee della Rivoluzione francese, non istituì un regno di terrore come avevano fatto i giacobini. Non ci sono state esecuzioni degli ex governanti di Roma: una “Legge delle garanzie” ha lasciato il Pápa libero di vivere come cittadino privato, sacerdote e leader spirituale della Chiesa cattolica.

Nonostante questa relativa moderazione, il Pápa si dichiarò con rabbia di essere un prigioniero del Vaticano, rifiutò di riconoscere il nuovo governo e scomunicò coloro che lo avevano cacciato dal potere. Poco dopo emanò un decreto, “Non expedit”, che proibiva a tutti i cattolici italiani di votare alle elezioni nazionali. Anche i successivi quattro papi passarono tutto il loro regno all’interno delle Mura Vaticane, così Roma passò dall’avere il Pápa come re ad averlo come un noto prigioniero sotto una sorta di arresti domiciliari autoimposti.

Il Pápa rovesciato fu Pio Nono, così alcuni adattarono il suo nome per essere “Pio No! No!”, perché sembrava opporsi a tutto, o almeno a qualsiasi cosa moderna. Capì chiaramente che la battaglia era un conflitto tra due gruppi di principi fonda-mental-mente opposti, tra due mondi opposti, un giudizio condiviso dai suoi antagonisti moderni. In un podcast ancora in arrivo, esploreremo ulteriormente questa opposizione, specialmente esaminando due documenti chiave emessi dal Pápa, Quanta cura e il Sillabo.

Spero che questi commenti abbiano stimolato il vostro pensiero sull’identità della nazione italiana proclamata il 17 marzo 1861. Il punto principale, mi pare, è che la creazione dell’Italia è stata anche un passo da un mondo vecchio, che è adesso spesso dimenticato, in un mondo nuovo che spesso lo diamo per scontato.

Torneremo su questo tema generale nei podcast successivi quando visiteremo i monumenti dell’Italia moderna.  Quando trovo il tempo, spiegherò anche come la musica che introduce e conclude questo podcast è collegato al tema di questa puntata.

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